sabato 26 aprile 2014

la chiamano "scrittura terapeutica"

avere il ciclo vuol dire fare i capricci.
avere il ciclo vuol dire sentirsi un inutile fantoccio.
avere il ciclo vuol dire sentirsi bruttissima.
avere il ciclo significa desiderare di avere i capelli rapati a zero per non doverci convivere.
avere il ciclo vuol dire non star male da esser moribonda, ma nemmeno bene da fare le solite cose.
avere il ciclo vuol dire pretendere di sentirmi come se indosso avessi l’abitino sexy di Jessica Rabbit, le scarpe col tacco della Jimmy Choo e il trucco di Elizabeth Taylor restando in pigiama e sotto la coperta di pile.
avere il ciclo vuol dire voler fare un sacco di cose e non farne nessuna.
avere il ciclo vuol dire volere disperatamente coccole, ma pretendere di esser lasciata in pace.
aver il ciclo vuol dire aver fame di una marea di schifezze, ma non mangiarne nessuna.
avere il ciclo vuol dire invidiare tutti quelli che sono all’aria aperta passeggiando, correndo e cantando con le braccia in aria e non allacciate intorno all’utero.
avere il ciclo vuol dire sforzarsi di esser amichevole con il prossimo quando invece penso “adesso ti do un pugno”.
avere il ciclo vuol dire scandagliare mentalmente il guardaroba per cercare i vestiti più pigiamosi possibili che però salvino l’apparenza.
avere il ciclo vuol dire vestirsi pensando “no no no nonlovogliofare no”.
avere il ciclo vuol dire togliere le mani da intorno alla pancia ed impugnare il violino pensando “no no no nonlovogliofare no”.
avere il ciclo vuol dire suonare il meno possibile, il più lento possibile, usando meno arco possibile, più al tallone possibile.
avere il ciclo vuol dire litigare con tutti quelli con cui, nell’arco del mese, avevo inghiottito un rospo ( e anche con qualche povera anima innocente in più ).

avere il ciclo vuol dire chiedermi, ogni dannatissima volta, se millenni di evoluzione non potevano approdare a QUALCOSA DI MEGLIO.