L'immagine che vedete è tratta dall'interpretazione di “Una notte sul Monte Calvo” di Modest Mussorgsky
creata dalla Disney.
Avrei voluto mettere il video da youtube, ma "non è disponibile nel mio paese" .
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...dicevamo: questo cortometraggio è uno dei tre cartoni che mi hanno
terrorizzata da piccola.
Non so se riuscirei a suonare questo brano in
orchestra, qualora me lo chiedessero.
Alla veneranda età di 25 anni posso dire di essere solo
più inquietata ( non poco comunque! ) da questo cartone in particolare e
di riuscire a guardarlo lucidamente, capendo perché mi terrorizzasse
tanto.
In poco meno di 6 minuti è rappresentato il male puro,
quello che non ha scuse né motivazioni. Il male che non ha nulla da
fare, se non esistere.
Le creature sono scheletri, fantasmi, diavoli con
sembianze orribili, occhi senza pupille, ombre minacciose che si
estendono sul paesello addormentato. Non compiono alcuna azione
malvagia, ma al calare dell’oscurità, si raggruppano e danzano
grottescamente. Frustano le loro inquietanti cavalcature, si muovono
freneticamente, non hanno uno scopo, non hanno una direzione né una
personalità. Sono degli automi che seguono la loro natura e nulla più.
Essi vengono manipolati, distrutti e ricreati in diverse forme per il
puro diletto del “pipistrellone” ( reminiscenze mie ) che li usa per il
suo diletto e a cui non importa assolutamente nulla di loro.
Sono convintissima che senza il commento sonoro di
Mussorgsky queste scene non avrebbero nemmeno un decimo dell’impatto
inquietante che hanno. La musica potenzia ogni immagine dandole un
significato mille volte più profondo ed incisivo.
Mentre guardavo ed analizzavo ciò che mi aveva tanto
spaventata, mi sono chiesta se fosse giusto far vedere ad un bambino
queste immagini diaboliche e se avrei permesso ai miei figli di
guardarle.
La risposta è, senza ombra di dubbio, sì.
Le mie motivazioni sono scaturite da vecchi ragionamenti
personali che hanno poi trovato fondamento in un bellissimo libro (che
consiglio vivamente ) di Bruno Bettelheim “Il Mondo Incantato. Uso,
importanza e significati psicoanalitici delle fiabe” .
Ormai su diversi canali televisivi circolano questi
cartoni idioti che mostrano un mondo fatto di semplicità, gioia, amore,
candore, altruismo, vite perfette e colori pastello…. o, come la vedo
io, un mondo che non esiste, con dialoghi ai limiti dell’idiozia, trame
insulse, personaggi tutti uguali e disegni raccapriccianti.
Il bambino è piccolo, non è scemo.
E’ una piccola miniatura di uomo/donna con nell’animo tutte le pulsioni di un adulto, sia buone che cattive.
Proporgli questo ideale distorto di una realtà in cui esiste solo il “bene” provoca una grande confusione nel suo inconscio.
Non sa spiegare perché egli provi sentimenti di gelosia,
rabbia, frustrazione, tristezza e rischia di sentirsi in colpa per
questi ultimi non ritrovandoli nella vita rappresentata del cartone che
pare quella “giusta”.
Le persone “buone” non esistono. Esistono le persone in cui “prevalgono i sentimenti buoni” , è molto diverso.
Allora ecco che cartoni come quello del “pipistrellone” hanno un senso.
Raffigurano, ognuno con le proprie metafore, quella che è la vita reale, nel bene e nel male.
A questo proposito, aggiungo il video che continua il
filmato perché una delle caratteristiche fondamentali delle fiabe e, di
conseguenza, dei cartoni, è il lieto fine.
Al culmine di questo terrificante sabba, la campana della
piccola chiesa batte i primi rintocchi. E’ l’alba e con l’alba le ombre
della notte e i suoi diavoli si ritirano lasciando spazio al giorno,
alla luce e a tutto ciò che dona al bimbo ( e a qualunque spettatore )
l’ottimismo nella vita, la voglia di creare qualcosa di buono e di
lottare per i sentimenti più belli che si possano provare.
Grottesco, ma educativo.
Onesto, ma ottimista.
Questi sono i cartoni che servono, che contengono un
messaggio ed un insegnamento, che considerano il bambino una piccola
personcina intelligente e non un peluche che vive nel mondo dei
balocchi.
I miei figli vedranno questi cartoni… ed io con loro.