domenica 13 ottobre 2013

...dove scopriamo come la razionalità tenti di prevalere sul terrore.

L'immagine che vedete è tratta dall'interpretazione di “Una notte sul Monte Calvo” di Modest Mussorgsky creata dalla Disney. 
Avrei voluto mettere il video da youtube, ma "non è disponibile nel mio paese" .

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...dicevamo: questo cortometraggio è uno dei tre cartoni che mi hanno terrorizzata da piccola. 
Non so se riuscirei a suonare questo brano in orchestra, qualora me lo chiedessero.
Alla veneranda età di 25 anni posso dire di essere solo più inquietata ( non poco comunque! ) da questo cartone in particolare e di riuscire a guardarlo lucidamente, capendo perché mi terrorizzasse tanto.
In poco meno di 6 minuti è rappresentato il male puro, quello che non ha scuse né motivazioni.  Il male che non ha nulla da fare, se non esistere. 
Le creature sono scheletri, fantasmi, diavoli con sembianze orribili, occhi senza pupille, ombre minacciose che si estendono sul paesello addormentato. Non compiono alcuna azione malvagia, ma al calare dell’oscurità, si raggruppano e danzano grottescamente. Frustano le loro inquietanti cavalcature, si muovono freneticamente, non hanno uno scopo, non hanno una direzione né una personalità. Sono degli automi che seguono la loro natura e nulla più. Essi vengono manipolati, distrutti e ricreati in diverse forme per il puro diletto del “pipistrellone” ( reminiscenze mie ) che li usa per il suo diletto e a cui non importa assolutamente nulla di loro. 
Sono convintissima che senza il commento sonoro di Mussorgsky queste scene non avrebbero nemmeno un decimo dell’impatto inquietante che hanno. La musica potenzia ogni immagine dandole un significato mille volte più profondo ed incisivo.
Mentre guardavo ed analizzavo ciò che mi aveva tanto spaventata, mi sono chiesta se fosse giusto far vedere ad un bambino queste immagini diaboliche e se avrei permesso ai miei figli di guardarle. 
La risposta è, senza ombra di dubbio, sì.
Le mie motivazioni sono scaturite da vecchi ragionamenti personali che hanno poi trovato fondamento in un bellissimo libro (che consiglio vivamente ) di Bruno Bettelheim “Il Mondo Incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe” .
Ormai su diversi canali televisivi circolano questi cartoni idioti che mostrano un mondo fatto di semplicità, gioia, amore, candore, altruismo, vite perfette e colori pastello…. o, come la vedo io, un mondo che non esiste, con dialoghi ai limiti dell’idiozia, trame insulse, personaggi tutti uguali e disegni raccapriccianti.
Il bambino è piccolo, non è scemo. 
E’ una piccola miniatura di uomo/donna con nell’animo tutte le pulsioni di un adulto, sia buone che cattive. 
Proporgli questo ideale distorto di una realtà in cui esiste solo il “bene” provoca una grande confusione nel suo inconscio. 
Non sa spiegare perché egli provi sentimenti di gelosia, rabbia, frustrazione, tristezza e rischia di sentirsi in colpa per questi ultimi non ritrovandoli nella vita rappresentata del cartone che pare quella “giusta”.
Le persone “buone” non esistono. Esistono le persone in cui “prevalgono i sentimenti buoni” , è molto diverso.
Allora ecco che cartoni come quello del “pipistrellone” hanno un senso.
Raffigurano, ognuno con le proprie metafore, quella che è la vita reale, nel bene e nel male.
A questo proposito, aggiungo il video che continua il filmato perché una delle caratteristiche fondamentali delle fiabe e, di conseguenza, dei cartoni, è il lieto fine.
Al culmine di questo terrificante sabba, la campana della piccola chiesa batte i primi rintocchi. E’ l’alba e con l’alba le ombre della notte e i suoi diavoli si ritirano lasciando spazio al giorno, alla luce e a tutto ciò che dona al bimbo ( e a qualunque spettatore ) l’ottimismo nella vita, la voglia di creare qualcosa di buono e di lottare per i sentimenti più belli che si possano provare.
Grottesco, ma educativo.
Onesto, ma ottimista.
Questi sono i cartoni che servono, che contengono un messaggio ed un insegnamento, che considerano il bambino una piccola personcina intelligente e non un peluche che vive nel mondo dei balocchi.
I miei figli vedranno questi cartoni… ed io con loro.

domenica 18 agosto 2013

...un caffè.

Mi piace osservare le persone. 
Ultimamente il mio Terreno di Caccia è quello di un piccolo bar nel centro di Cogne
Immaginatevi una cornice di montagne, sole brillante, verde intenso, azzurro intensissimo e casine fatte di legno e pietra.
Ecco.
Qui lavoro io, per lo meno durante le ferie.
Facendo decine e decine di caffè non ho potuto ignorare alcune caratteristiche ricorrenti nella specie  "Caffeinomane".

Al primo posto ( senza alcun filo logico ) abbiamo:

IL PURISTA.

La peggiore onta che possa concepire è l’aroma del caffè alterato da altri ingredienti. Rifugge lo zucchero, il latte e, sacrilegio maximo, il cioccolato!
Lui il caffè lo prende senza zucchero, senza nemmeno sporcare il cucchiaino. A volte te lo dice pure:  ”Signorina, risparmi il cucchiaino”. 
E’ incrociato con un gentleman, lui. 
Oltre che bere il caffè puro, ti risparmia anche la fatica di prendere il cucchiaino, lavarlo, asciugarlo e riporlo. 

Lui, a te barista, fa risparmiare un sacco di tempo.


IL CREATIVO.

"Buongiorno, un caffè ristretto, molto caldo, in tazza grande, con un velo di latte tiepido, un cubetto di ghiaccio e una spruzzatina di cacao."
Tempo di preparazione : + infinito.
Lui ha il dono di arrivare sempre quando il bar è pieno, il latte sta finendo, le tazzine sono in via d’estinzione, la gente vuole croissants al cioccolato e ce ne sono solo di vuoti, i cucchiaini sono tutti da asciugare e ti è morto il gatto.
Lui, tu lo odi.


LA DIETISTA.

Doveroso qui fare due sottocategorie.
*La Dietista INTEGERRIMA. 
"Signorina, mi scusi, ce l’ha il dolcificante?" 
Il rigore fatto donna. La certezza della retta via. La spietatezza della guerra contro gli zuccheri. L’occhio sdegnoso/invidioso verso la vetrina dei croissants e chi ne favorisce.
Suddetto dolcificante sarà sciolto in un caffè, possibilmente ristretto. 
*La Dietista ILLUSA.
"Signorina, mi scusi, ce l’ha il dolcificante?" 
…disse davanti ad un cappuccino ed un croissant alla crema.
                              —- nessun commento aggiunto —-
                                      
             
LA COPPIETTA.

"Signorina lasci, basta un cucchiaino solo". 
Loro dividono tutto!!! Cucchiaino, bustina di zucchero e languidi sguardi.
Attenzione però, quando siamo di fronte alla divisione anche del caffè si tratta di una sottocategoria de “LA COPPIETTA”. 
Trattasi de “LA COPPIETTA SQUATTRINATA” caratterizzata da un limite d’età inferiore ai 25 anni (sopra i 25 sono braccine corte e basta ).


L’ALLEGRONE.

"Me lo macchia grappa?" 
Lui è gioioso e presto lo sarà ancora di più.
Lui ha caldo e presto ne avrà ancora di più.
Lui ha le guance rosse e presto le avrà ancora di più.
Lui, 99 volte su 100, ti dirà “Ciao Bimba!” sorridendo e ti starà simpatico.


L’EDUCATO.

"Un caffè!"

…buongiorno! salve! ehilà? che d’è? e la famiglia? tutti bene? fa freschino oggi eh? saluti a casa.
strozzatici col tuo caffè.


L’INVIATO.

"Signorina guardi, son venuto io così evita di venire al tavolo."
Lui è fondamentalmente un buono, è volenteroso e cerca di rendersi utile. 
Ma non è preparato.

"Che gusti ci sono di gelato?" 
"Fiordilatte, fragola, nocc…" 
"ecco ecco, mi scusi. CARLETTOOOO? CHE LA VUOI LA FRAGOLAAA? EEEEEEH? NON TI PIACE? VUOI LA CILIEGIAA? ce l’avete la ciliegia?" 
"no signore, mi spiace" 
"NON CE L’HA LA CILIEGIA!!! DAI DAI, PRENDI LA FRAGOLA CHE TI PIACE! CARLETTO NON MI FARE I CAPRICCI EEH?  CHIEDI ALLO ZIO PINO CHE AMARO VUOLE!"
…e via discorrendo. Questa tiritera, sparata a tutto volume in un piccolo bar, viene ripetuta per bevande, panini, dolci, caffetteria e persino per il bagno.

Lui E’ volenteroso, MA fa solo casino.


IL SEGUGIO.

Il peggiore. Il consumatore più subdolo che tu possa incontrare. Segue il tuo sguardo, ti placca, sa che stai facendo altro, sa di dover ( in teoria ) aspettare il suo turno, sa di essere in torto marcio, ma più di tutto questo, sa che appena lo guarderai, in un momento di distrazione, la sua lingua si muoverà da sola veloce come un VELOCIraptor e ti vomiterà addosso minimo dieci consumazioni differenti, dileguandosi subito dopo ( a che tavolo è andato?!? ) e abbandonandoti in uno stato d’impotenza, rabbia e panico perché delle dieci consumazioni te ne ricordi due e non sei nemmeno sicura che siano giuste.
[N.d.A. il tutto scritto senza altra punteggiatura delle virgole per indicare il climax ascendente di ansia provocato da “Il Segugio” alla barista di turno.] 


Li adoro. 
Perché ( a posteriori ) mi fanno fare grasse risate!!!